p>Si sono svolte il 5 marzo le prime audizioni del Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale. Nella Sala Verde di palazzo Chigi sono state ascoltate ANICA, FRT, FIMI, AFI, FAPAV e AESVI.
Secondo FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), il mercato italiano appare in ritardo nel cogliere le opportunità offerte dalla Rete: rispetto al 2007, infatti, il fatturato dell’industria musicale è calato del 21%, attestandosi a 178 milioni di euro. Di questi, il 90% proviene dai CD. Significa che l’acquisto e il download legale di contenuti musicali da Internet riveste solo una piccola parte nel volume d’affari complessivo. Colpa, dice FIMI, anche della pirateria: il 23% dei netizen italiani utilizza i canali P2P e solo il 3% di chi scarica è invogliato ad acquistare più musica.
AESVI (Associazione Editori Software Videoludico Italiana), invece, segnala una crescita del fatturato dell’industria dei videogiochi del 39,9%, ma non manca di sottolineare come la pirateria digitale penalizzi il mercato. Sulla stessa linea FAPAV (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva), che stima in oltre l’80% la quantità di film disponibili in Rete già dal secondo giorno di programmazione cinematografica e che evidenzia anche un legame tra il crimine organizzato e la pirateria on line.
Le soluzioni prospettate dai vari rappresentanti dell’industria dei contenuti sono accomunate da uno stesso orientamento, che vede nella cosiddetta Dottrina Sarkozy un punto di riferimento nella lotta contro la pirateria. Le diverse declinazioni delle proposte, però, mostrano sensibilità differenti. FAPAV vorrebbe la creazione di un sistema per l’invio di avvisi educativi agli utenti, informandoli che i loro account sono utilizzati per violare i diritti di proprietà intellettuale e spiegando le conseguenze delle loro azioni. A ciò si vorrebbe aggiungere un sistema
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